Qualche volta i social network aiutano a combattere ansia, stress e depressione. Parola di un team di ricerca statunitense che ha svolto uno studio su una community di Second Life, proponendo tecniche di meditazione virtuali. I risultati? Sorprendenti
Abbiamo scritto vari articoli riguardanti la dipendenza da tecnologia, supportati sempre da diverse ricerche. Finalmente qualche giorno fa ne è comparsa una su PLoS one, un aggregatore di studi pubblicati su diverse riviste scientifiche, che dimostra invece l’utilità dei sempre più diffusi social network nel combattere mali del nostro tempo quali ansia e stress.
La pubblicazione riguarda un esperimento sull’insegnamento online di tecniche di meditazione ed è stato condotto su 24 persone da parte degli studiosi del Massachusetts General Hospital (MGH). Si è in pratica chiesto al gruppo di pazienti di seguire, per otto settimane, un corso di meditazioni guidate su Second Life, dove si accede attraverso un avatar, cioè un alter ego. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi, ciascuno dei quali doveva collegarsi due volte a settimana con gli esperti che spiegavano le tecniche e rispondevano a dubbi e quesiti.
Al termine delle sessioni è stato poi chiesto di compilare un questionario sulla percezione dello stress e dell’ansia. La maggior parte dei pazienti a dimostrato una riduzione dei sintomi e ha continuato ad utilizzare le tecniche apprese anche diversi mesi dopo la fine dell’esperimento.
Il successo della ricerca si è rivelato utile soprattutto per un motivo: consente ai pazienti che non possono partecipare ai gruppi tradizionali (perché magari portatori di handicap fisici) di superare le proprie barriere e di accedere quindi a questo tipo di terapie.
Come ha affermato Joseph Kvendar, direttore del Center of Connected Health, coautore della ricerca insieme a Daniel Hoc, ricercatore al Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine dell’MGH, “i social network e le community online rappresentano ormai un importante elemento di supporto, informazione e motivazione per molti pazienti”.