Come vuole tradizione anglosassone, il 31 ottobre si festeggiano le streghe. Noi vogliamo festeggiare le Dee, ma forse è un po’ la stessa cosa. Ecco perché
Tanti secoli fa, quando i nostri antenati erano ancora molto legati alla Madre Terra e avevano cari i cicli della natura, del sole e della luna, in questo periodo si festeggiava Samhain, una fine e un nuovo inizio.
Questa ricorrenza, per i celti, aveva un doppio significato. Dal punto di vista fisico, rappresentava la fine dell’estate: si stipavano i frutti dell’ultimo raccolto in vista dei mesi invernali e quelli che restavano nei campi, come mele e zucche, venivano offerti agli dei in segno di ringraziamento.
Dal punto di vista spirituale, Samhain rappresentava il momento dell’anno in cui ci si fermava a commemorare chi non c’era più, l’occasione per meditare sul significato profondo della morte e della vita, sui cicli dell’esistenza, sulle nuove opportunità.
Nel corso dei secoli, la festività ha assunto altri nomi e altre forme, le antiche tradizioni sono state demonizzate, le antiche divinità sono state sostituite da demoni e streghe. Oggi a Ognissanti si commemorano ancora i defunti, mentre durante la notte che precede la festa prevale il lato ludico e carnevalesco, quello di Halloween, con le sue streghe, gli zombi e i vampiri.
Eppure, richiamando il significato originale, quello legato alla Madre Terra, questa festa può ancora essere “utilizzata”, dal punto di vista psicologico, come momento di riflessione e meditazione su ciò che è stato, su quello che ci lasciamo dietro le spalle e su quello che vogliamo per il futuro.
Un momento di passaggio e di consapevolezza, di ricerca interiore e di scoperta.
Dunque, qualunque tradizione abbracciate, ricordate che questo può essere “sfruttato” come un momento di passaggio. E allora buon Halloween, amiche streghe. E buon Samhain, care Dee!